Con lo splendido articolo che segue sulla Coppa Italia di Subbuteo, inizia la sua collaborazione con ItaliaSubbuteo, Luca Pini. Luca è una delle penne più brillanti e graffianti di tutto il movimento subbuteistico italiano Saprà regalarci servizi da leggere tutti d'un fiato e ci farà emozionare, sorridere, pensare. Gli diamo un caloroso benvenuto a bordo e, insieme a tutti voi, ci godiamo il suo primo pezzo.
di Luca Pini
Ci sono cose per cui vale la pena aver speso del tempo in questa vita. Ognuna è fatta su misura per chi la vive, ti viene cucita addosso, opera del miglior sarto che tu abbia mai conosciuto.Il piccolo tavolo verde e le undici miniature sono il nostro smoking. Le usiamo con cura, gentilezza, eleganza e finita la festa le riponiamo come fossero il vestito della domenica.
Questo fine settimana ho indossato il mio smoking e, come sempre, era bellissimo. L'ho indossato in un contesto eccezionale, reso tale da persone che, come me, condividono tutto questo.
Nello splendido parco di San Rossore il calcio da tavolo si è ritagliato il suo spazio per dare lustro ad uno dei più prestigiosi tornei federali: la Coppa Italia.
Gli amici Black and Blue di Pisa si sono presi in carico la gestione e, fosse anche solo per questo, dobbiamo toglierci tanto di cappello. Eventi come questo sono scommesse pericolose, dove non hai niente da vincere e tutto da perdere. Ma se riesci a metterti seduto a guardare quello che ti gira intorno per due giorni, ti rendi conto che non si tratta di scommessa ma di passione, di passione solamente e... di quella vera!
Se ti metti a sedere e guardi torni a casa con immagini indelebili che danno un senso ai sacrifici, valore alle sconfitte quanto alle vittorie.
Così ho fatto: mi sono seduto, ho guardato ed ho visto.
Ho visto le facce di Daniele e Simone, stanche ancor prima di mettersi a giocare. La loro stanchezza era quella dei tantissimi Col che, domenica dopo domenica, si prodigano per far divertire tutti noi.
Ho visto un palazzetto che pian piano si riempiva di colori, facce, risate, saluti, abbracci e... bambini, bambini tolti alle console per sognare, almeno per un giorno, di gonfiare una rete, anche se piccola come loro.
Ho visto altri bambini con pochi capelli, chili di troppo, tatuaggi ed improbabili abbigliamenti con lo stesso sogno.
Ho visto vincere partite rimanendo impassibili ma anche segnare il gol dell'uno a cinque ed esultare come fosse la rete della vittoria in Coppa del Mondo.
Ho visto Mandanici che da solo parte da Messina, gioca, vince, perde, ride. Viene scortato dai pericolosi personaggi di bianconero vestiti che tentano di nutrirlo a suon di cacciucco e frittura di pesce. Ma lui non cede e Augusto si immola e mangia tutto.
Ho visto gli amici di Ascoli raccontarmi tutto questo e farmi piegare dalle risate.
Ho visto le ragazze che, immerse in un mondo maschile numericamente imperante, hanno preteso la "cavalleria" attraverso la parità e, a testa alta, hanno annientato le distanze e fatto tremare le gambe a quel mondo maschio che credeva di aver gioco facile.
Ho visto ragazzi terribili. Terribili perchè terribilmente belli da veder giocare. Ed ho pensato alle ore che dedicano all'allenamento invece di bivaccare come automi nei centri commerciali delle loro città.
Ho visto bambini di dieci anni e forse meno iniziare a camminare negli stessi sentieri.
Ho visto Dino e Michele sudati ma fermi nel loro intento, quello di riavvicinare due mondi che da anni non si parlano più. Come ad un raduno di Harley dove vedi parcheggiate una accanto all'altra l'Electro Glide del '65 e la 883.
Ho visto giocatori fare le più bieche porcate e altri di una signorilità squisita. Lo yin e lo yan, il bene e il male, il bianco e il nero. Va bene così!
Ho visto Pippo a cui mancava solo il paniere della nonna con ago e filo per cucire i calzini rotti dei giocatori. Tutto il resto lo ha fatto.
Ho visto Simone continuare a parlare per due giorni con un microfono spento e quando non lo era, era come se lo fosse.
Ho visto Saverio vincere per la ottocentottantaseiesima volta un Torneo. E tanti grandissimi giocatori che, per la ottocentottantaseiesima volta, cercavano di impedirglielo.
Ho visto i Warriors, gobbi, con la maglia granata e la scritta Torino.
Ho visto i bagni sporchi dopo mezz'ora che eravamo arrivati e mi sono domandato il perché. Ma ho anche visto chiamarsi un back con il tiro centrale e non mi sono domandato il perché.
Ho visto Subazzoli portare da solo nel furgone 3 campi e mi sono sentito come il replicante di Blade Runner: "Ho visto cose che voi umani...".
Ho visto Bellotto arbitrare una mia partita e ho avuto l'impressione che qualcosa nel concetto di spazio/tempo non tornasse.
Ho visto giocare le Fiamme Azzurre e ho trovato finalmente l'etimologia dell'esclamazione "Mamma mia!".
Ho visto i ragazzi dei Fighters e ho pensato che l'etimologia di cui sopra doveva essere ampliata.
Ho visto gente del sud con maglie del nord e viceversa ed ho pensato a quanta povera gente non ha capito un cazzo del significato della parola uguaglianza.
Ho visto Quattrini fare gol e poi dire "No, no, ho fatto fallo!".
Ho visto Marinucci a dorso nudo... e mi sono alzato dalla sedia smettendo di guardare.
Ho visto tutto questo e non posso che dirvi: "Grazie!".