E' stata proprio il 115° anniversario della fondazione della Lazio, l'occasione per assegnare il prestigioso premio a Micael Caviglia, diciotto anni e ultimo anno di liceo, portacolori del club biancazzurro. Visibilmente emozionato, Micael è stato premiato dal presidente generale della Lazio, Antonio Buccioni, nel corso di una giornata che non dimenticherà mai.
Micael, cosa prova un laziale nel ricevere dal presidente generale della Società Sportiva Lazio un riconoscimento per meriti sportivi, di fronte ad una platea di centinaia di persone che amano i suoi stessi colori?
"E' un onore. Ho trovato particolare essere premiato per un gioco come il Subbuteo, considerato allo stesso livello di sport come calcio, atletica, pugilato, pallanuoto e così via. Ma questa è la nostra polisportiva, unica nel mondo".
Quando hai iniziato a giocare a calcio da tavolo Subbuteo? E come hai scoperto questo sport?
"Ho cominciato a giocare a 11/12 anni e l'ho fatto perché lo faceva mio padre. A forza di vedere i tornei che organizzava a casa con i suoi amici, mi sono appassionato".
Quali sono i titoli più significativi che hai conquistato dall'inizio della tua carriera agonistica?
"Ricordo con più piacere il campionato italiano Under 15 vinto nel 2009. Poi a livello di squadra è sempre bello vincere i mondiali con l'Italia, ma vedere un gruppo di amici come il nostro che riesce a dar filo da torcere a tutti, è la vittoria più bella".
Cosa rappresenta per te il Subbuteo?
E' un Hobby, un'occasione per divertirmi con gli amici al di là dei risultati".
Quali sono i tuoi interessi oltre al Subbuteo?
"Mi piacciono tantissimo il calcio ed il tennis. Inoltre mi interessa scrivere e commentare su questi sport. Nella musica sono appassionato di Bruce Springsteen".
Subbuteo o playstation... uno è di troppo: con quali argomenti cercheresti di convincere un amico a giocare a punta di dito piuttosto che con il joystick?
"Lo convincerei dicendogli che se gli piace il calcio, il Subbuteo è la sua riproduzione più fedele. Deve solo avere un po' di pazienza prima di imparare a giocare".
Qual è ad oggi il ricordo più bello e quale il più brutto della tua carriera agonistica?
"Il ricordo più bello è la trasferta a Bruxelles per un torneo internazionale, il più brutto quando abbiamo perso i playoff per salire in Serie B, due anni fa".
Quali sono i tuoi punti di forza nel gioco e cosa, invece, vorresti ancora migliorare?
"Quando attacco mi piace giocare al volo, invece dovrei migliorare nel capire quando è meglio aspettare per entrare in area di tiro. A volte mi faccio prendere dalla tentazione di fare subito gol, senza avere pazienza".
Esiste una giocata o un gol che ricordi in particolare? Ce lo puoi raccontare come se fossi il telecronista?
"Quello che ricordo immediatamente è il gol segnato in una partita di girone. La palla era dentro l'area di tiro e la "vedevo" a malapena con un omino della difesa spostato a sinistra, il margine di errore era altissimo. Mancavano 10 secondi al termine, così mi sono concentrato guardando la palla ed ho tirato: gol sotto la traversa. Il mio avversario era piazzato in porta ma con poca concentrazione, perché convinto che non sarei riuscito ad effettuare la giocata. Quel gol mi ha fatto qualificare al turno successivo".
Pur essendo giovanissimo hai già vinto tanto, ma se potessi giocare soltanto un'altra partita, quale vorresti che fosse?
"Rigiocherei la finale del mondiale Under 19 persa quest'anno in Belgio contro Luigi Di Vito. Lui è stato bravo, ma avrei potuto fare di più in alcune occasioni della partita".
L'intervista a Micael nel sito del suo club