di Luca Pini
Amo Livorno da sempre senza un motivo particolare. L’ho sempre sentita nella pelle e se non fossi orgogliosamente fiorentino sarebbe il luogo dove avrei voluto vivere. Mi piacciono i livornesi con quella parlata che ti mette di buon umore anche dopo che ti sei chiuso un dito nello sportello della macchina. Mi piace l’odore che ti entra nelle vene passeggiando per le vie del porto.
Mi piace Ferrara perché mi lega a ricordi di adolescente quando calcisticamente mi innamorai di quello strano nome, fatto di lettere maiuscole e puntini. Cosa significasse S.P.A.L. non lo sapevo, ma mi piaceva. Adoravo quella maglietta dalle fini righe azzurre e bianche, elegante, allenata da Titta Rota.
A Ferrara ha vinto un livornese! Come faccio a non scrivere?
Ha vinto un ragazzo, un amico, che la passione per il panno verde ce l’ha stampata addosso. Una di quelle persone che quando vince ti senti anche tu un po’ vincitore. Un generoso dagli occhi buoni.
Prima di iniziare le danze, ci siamo fermati a parlare della tragedia che si è consumata in terra labronica. Raccontava fatti, gesti, sensazioni con parole precise. Parole arrotate come lame taglienti per tenerti sull’attenzione. Ho cercato di farla mia quell’attenzione, perché quando la tragedia non la vivi in prima persona è esercizio difficile. Non so se dal mio sguardo è passato qualcosa a Flavio ma dentro di me gli ho augurato di vincere quel torneo. Non per pareggiare un conto aperto con il destino o per spirito di rivalsa con il fato ma solo per la felicità che avrebbe avuto questo ragazzino un po’ cresciuto e che lo avrebbe fatto ritornare a casa dicendo “... bella la mia Livorno!”.
Viva Livorno.
Viva Ferrara.